lunedì 14 maggio 2012

DIRITTI UMANI

La Classe I L della Scuola Palazzeschi  rappresenterà uno spettacolo teatrale dal titolo “UN TAPPETO PER LA LIBERTA’” sulla commovente storia di IQBAL MASISH, il piccolo sindacalista pakistano morto per aver denunciato e  sensibilizzato, attraverso una serie di conferenze internazionali, l'opinione pubblica mondiale sui diritti negati ai bambini nel suo paese , contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell'infanzia. Nel dicembre del 1994 ottenne un premio di 15.000 dollari sponsorizzato dall'azienda di calzature Reebok, con i quali Iqbal avrebbe voluto finanziare una scuola nel suo paese.
Copione, sceneggiatura e regia sono prodotte dagli alunni coordinati dalla Prof.ssa Maria Venditti.
La  Prima andrà in scena al TEATRO ARALDO, via Chiomonte 3,  Martedì alle 21.00 con repliche successive nei locali dell’Istituto scolastico.
Complimenti  ai giovani attori e all’insegnante!
Scheda Tecnica
Iqbal Masih nacque nel 1983 in una famiglia molto povera. Quando aveva cinque anni la sua famiglia si indebitò per pagare le spese matrimoniali della primogenita e Iqbal fu venduto dal padre per 12 dollari e cominciò a lavorare in condizioni di schiavitù.
Lavorava incatenato a un telaio per circa quattordici ore al giorno, per una cifra equivalente a 3 centesimi di euro. Cercò parecchie volte di sfuggire al direttore della fabbrica, che lo puniva gettandolo in una cisterna sotterranea chiusa da una grata quasi senza aria. In seguito si scoprì che, la prima volta che Iqbal cercò di scappare, il padrone corrompendo i poliziotti se lo fece restituire.
Fuori dalla fabbrica Iqbal conosce Eshal Ullah Kahn, leader del Fronte di Liberazione dal Lavoro Minorile. Iqbal comincia a viaggiare, tiene conferenze. A Stoccolma nel 1994, ad 11 anni, parla ad una conferenza internazionale sul lavoro. Iqbal M. diceva:
“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro.
Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”
Sogna di diventare avvocato per poter difendere i deboli e gli indifesi.
“Non ho paura del mio padrone; ora è lui ad aver paura di me”  
Riceve una borsa di studio dalla Brandeis University ma la rifiuta per rimanere nel suo paese ad aiutare i suoi amici. Tra i suoi progetti: costruire una scuola. Per la sua attività di denuncia e di promozione le autorità pachistane sono costrette a chiudere decine di fabbriche di tappeti, ma Iqbal crea problemi, per la mafia locale è un pericolo, un personaggio scomodo per chi sul lavoro dei bambini si arricchisce: le prime minacce di morte.
Nel 1995, partecipò a Lahore ad una conferenza contro la schiavitù dei bambini. Grazie a lui, circa tremila piccoli schiavi poterono uscire dal loro inferno: sotto la pressione internazionale, il governo pakistano chiuse decine di fabbriche di tappeti
Il 16 aprile dello stesso anno, Iqbal viene ucciso, vittima di un colpo di fucile, sparato da un assassino rimasto ignoto. Aveva 12 anni.
Il “sindacalista” dei bambini viene fermato, ma non la sua causa!! Quando fu ucciso correva in bicicletta: forse pensandosi libero di essere soltanto un bambino.
Nel 2000 fu il primo a ricevere anche alla memoria il premio The world's Children's Prize premio per i diritti dei bambini
Come Iqbal ancora oggi in Pakistan 6 milioni di bambini sotto i 10 anni sono sfruttati, così come in tanti altri paesi del mondo; anche in Italia.
Iqbal è simbolo di speranza per i 250 milioni di bambini al mondo che sono vittime della schiavitù e dello sfruttamento.

venerdì 27 aprile 2012

FILOSOFIA IN PILLOLE



[Vivo per lei perché mi da
pause e note in libertà.
Ci fosse un’altra vita la vivo,
la vivo per lei.] Andrea Bocelli

Il segreto della vita

Il cielo in inverno è scuro,la temperatura è bassa.
Il cielo d’estate è di un azzurro chiarissimo,la temperatura è alta.
Ma quando le persone sono tristi non si accorgono se è estate o inverno,non si accorgono se fa caldo o freddo,non si accorgono di quello che succede intorno a loro.
Sono chiuse dentro se stesse, a volte con mille pensieri, a volte col nulla completo.
Vasco diceva: “Si può spegnere ogni tanto il pensiero smettere almeno di crederci per davvero e non essere più schiavi per lo meno di un'idea come di un'altra, di un mistero.”
Forse hai ragione Vasco.
Scollegarsi dal mondo è l’ideale nei momenti bui, appoggiare la testa sul cuscino e chiudere semplicemente gli occhi, nessun pensiero,nessuna  idea.
Credo che in situazioni come queste ci spostiamo in un’altra dimensione che non è quella dei sogni ma non è neanche quella in cui siamo quando “viviamo”.
Già perché in situazioni come queste,per un momento breve o lungo che sia, smettiamo di vivere.
Ma non è la morte,anzi è il contrario.
Questo perché quando moriamo ci viene tolto il corpo ma abbiamo l’anima, in queste situazioni no.
È la nostra anima,la nostra mente che ci lascia per un momento,che si prende una piccola pausa,una sorta di pausa per ferie.
Non ci pensiamo mai,ma non crediamo che la nostra mente,la nostra vita abbia bisogno di una pausa ogni tanto?
D’autunno cadono le foglie, il clima è fresco.
In primavera nascono i fiori e gli amori, il clima è mite.
Ma quando le persone sono felici non si accorgono se è autunno o primavera, non si accorgono se la natura va o viene, ci sono loro, la loro gioia e il mondo che per un attimo sembra girare intorno se.
Un sorriso stampato in faccia, una visione del mondo completamente diversa da quella di prima.
La mente sembra non si possa fermare mai,tanto è piena di idee e pensieri,di parole e azioni.
Il cuore batte veloce in una sorta di tentativo di rivivere il momento in cui si è provata la felicità estrema, una sorta di tentativo di auto convincersi che ciò possa riaccadere.
Io credo che la felicità non solo si possa sentire ma addirittura vedere e toccare con mano.
La felicità è il paradiso dell’uomo sulla Terra.
E credo che il segreto della vita sia proprio questo.
Momenti di tristezza mischiati a momenti di felicità,mente vuota e mente piena,inverno o estate.
Dobbiamo imparare a soffrire come dobbiamo imparare ad essere felici, dobbiamo imparare ad amare il caldo come dobbiamo imparare a patire il freddo.
Alcuni dicono che il segreto della vita sia la felicità. Niente di più sbagliato
Già perché essa viene subito dopo la tristezza e non possiamo imparare ad apprezzarla senza prima conoscere la variante.
 Quando a scuola mi dissero di fare un tema su cosa sarei voluto essere da grande io scrissi felice.
Mi dissero che non ho capito il tema. Io gli dissi che non avevano capito la vita.
Ma forse la risposta migliore non è felice.
La risposta migliore è : “Voglio sconfiggere la tristezza con la felicità”
È stupido pensare ad una vita senza sofferenze,senza problemi o senza paure.
È molto più intelligente sognare una vita in cui le cose belle siano così tante da farci dimenticare quelle brutte.
Non può essere sempre estate,non può essere sempre inverno, sta a noi scegliere la nostra stagione preferita.
Non puoi essere sempre felice,non puoi essere sempre triste.
Non puoi conoscere il segreto della vita senza prima vivere.
Senza prima vivere intensamente.
Tutto.
Gioia e rabbia ,tristezza e felicità. Ciò che non uccide fortifica.
E alla fine si riesce a superare anche la rabbia più forte.
Alla fine si riesce a vivere. Alla fine si riesce a capire il segreto della vita.
Sempre.
                                                                                     
                                                                                                           [Sono un grande falso mentre fingo l'allegria,
sei il gran diffidente mentre fingi
simpatia,
come un terremoto in un deserto che...
che crolla tutto ed io son morto e
 nessuno se n'è accorto.
Lo sanno tutti che in caso di pericolo si salva solo
chi sa volare bene,
quindi se escludi gli aviatori, i falchi, nuvole,
 gli aerei, aquile
 e angeli, rimani te
ed io mi chiedo ora che farai,
che nessuno ti verrà a salvare]

Leonard Petrea

lunedì 2 aprile 2012

Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo.
Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l’incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un’odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l’ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età. Questa è la sua storia.
Il 13 aprile i ragazzi delle classi terze della scuola Palazzeschi incontreranno  il giovane protagonista del libro di Fabio Geda.Questa attività conclude il percorso “incontro con  il personaggio di un’opera letteraria,”iniziato quest’anno con la conferenza di Franco De Benedetti Teglio,protagonista dell’ultima fatica letteraria dell’autore “L’ESTATE ALLA FINE DEL SECOLO” portando i ragazzi a contatto diretto  con i personaggi  dei libri letti di cui possono scoprire e constatare la dimensione reale!

Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino, dove vive. Si occupa di disagio minorile e animazione culturale. Scrive su «linus» e su «La Stampa» circa i temi del crescere e dell’educare. Collabora stabilmente con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Ha pubblicato i romanzi Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (selezionato per il Premio Strega, Miglior Esordio 2007 per la redazione di Fahrenheit, vincitore del Premio Marisa Rusconi e, in Francia, del Prix Jean Monnet des Jeunes Européens) e L’esatta sequenza dei gesti (vincitore del Premio dei Lettori di Lucca). Gioca nell’Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale Italiana Scrittori.

Quanto a Enaiatollah Akbari, la sua biografia è nelle pagine di questo libro.

sabato 31 marzo 2012

CONCORSI & PUBBLICAZIONI

I° Concorso Fotografico e Letterario

"Solidarietà secondo me..."

Hisani Center è un'Organizzazione di volontariato che nasce dall'esperienza di volontariato in Tanzania di due dei soci fondatori. Vivere a stretto contatto con bambini che non hanno grandi opportunità per costruirsi un futuro diverso da quello degli adulti del proprio villaggio, mettere le proprie piccole o grandi competenze per dare un istruzione di base a questi bambini sono una spinta fortissima che guida l'associazione alla costruzione di progetti che contribuiscano a garantire il diritto allo studio in Paesi come quelli della Regione dei Grandi Laghi africani dove il futuro della rinascita economica, sociale e storica dipende moltissimo da coloro che oggi sono bambini e giovani e domani saranno la guida di questi Paesi. Costruire le basi per consentire ai bambini e ai giovani di crescere sani e istruiti significa migliorare oggi la qualità della vita nei loro villaggi e prepararli per essere loro un giorno il motore dello sviluppo del proprio Paese.

L’Organizzazione di Volontariato Hisani Center ha promosso il  I° Concorso Fotografico e Letterario “Solidarietà secondo me...”.
All'interno del concorso sono previste tre diverse sezioni:
- Racconto, poesia o testimonianza
- Fotografia digitale - Vignette
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  Il tema trattato è, per tutte le sezioni, volontariato e solidarietà,espressi   secondo la  sensibilità ed esperienza di ciascun partecipante.
Ogni elaborato ed ogni foto che rispetta i dettami del concorso è pubblicato (con firma dell'autore) in un libro dalla cui vendita il ricavato andrà interamente in beneficenza all'Orfanotrofio Hisani di Mwanza (TZ). All'interno del libro sono anche presenti dei racconti scritti da alcuni dei bimbi dell'Orfanotrofio.
Leggete i testi degli alunni della Palazzeschi ,corredati  da splendide foto,direttamente sul sito http://www.hisani.eu/index.php?option=com_morfeoshow&task=view&gallery=11&Itemid=142  online  ove è pubblicato il libro in versione Pdf   e fateci sapere il vostro parere!
La solidarietà secondo me  di Silvana  Druetto

Secondo me la solidarietà è un dono che non tutte le persone, purtroppo, possiedono. E’ un dono che dipende dalla sensibilità e dalla capacità di immedesimarsi negli altri, che permette di sentire e provare ciò che sente e prova chi ci sta di fronte. E’ una qualità che vince l’egoismo e l’indifferenza per mettersi a disposizione degli altri e camminare insieme.
Oggi si tende ad abusare del termine solidarietà, spesso modificandone il significato. Infatti, in nome della solidarietà si giustificano invasioni militari, interventi economici interessati, condizionamenti sociali perché “ fare solidarietà” non significa più impegnarsi spontaneamente con altri con i quali si condividono le idee, le intenzioni e le responsabilità, ma significa un profitto personale.
Spesso la parola solidarietà è associata a volontariato in quanto non si è solidali se non si agisce volontariamente e liberamente nei confronti degli altri. Oggi nel mondo esistono molte associazioni di volontari che, nel tempo libero, mettono se stessi al servizio del prossimo come: Medici senza frontiere, la Caritas, Emergency, Save the Children e molti altri. Intervengono nei paesi dove c’è la guerra, la carestia ma anche qui da noi. Infatti, nonostante l’Italia sia una delle nazioni più industrializzate, esistono moltissimi poveri e disoccupati che vivono grazie alla generosità silenziosa dei volontari e della Caritas.
Anch’io nel mio piccolo cerco di fare qualcosa. Già alla scuola materna ed elementare ho partecipato al Banco Alimentare per la raccolta del cibo a lunga conservazione da inviare ai paesi del terzo mondo. Il Banco Alimentare è un’associazione di volontari che distribuisce ai poveri i cibi scartati dalle industrie alimentari o dai negozi per evitare gli sprechi, ed ogni anno sensibilizza le scuole coinvolgendo i bambini nella raccolta di alimenti non deperibili.
Durante la scuola elementare io ed i miei compagni di classe, con l’aiuto della maestra, abbiamo adottato, attraverso le adozioni a distanza, un bambino africano con il quale siamo rimasti in contatto per cinque anni. Lui ci scriveva in inglese e noi gli rispondevamo in italiano. Nelle sue lettere si percepiva la gratitudine, la riconoscenza e il miglioramento che lentamente la sua vita stava ottenendo. Io, nell’ascoltare la maestra che traduceva le lettere, provavo una grande gioia nel sapere che un bambino come me, ma non così fortunato, stava migliorando le proprie condizioni di vita grazie anche al mio piccolo contributo.
Quando si parla di solidarietà si pensa sempre ad azioni spettacolari, imprese grandiose che risolvano tutti i problemi dell’umanità, ma non ci si sofferma a pensare a cose più semplici.
Solidali si è tutte le volte che ascoltiamo un amico che ha solo bisogno di parlare con qualcuno di un problema che appare senza soluzioni e che spesso, solo parlandone, non gli sembra più tale.
Solidali si è quando facciamo una carezza o abbracciamo un familiare che è triste e sconfortato.
Solidali si è quando tutti insieme ci confrontiamo sulla vita quotidiana scambiandoci consigli e suggerimenti.
Ma non è necessario essere solidali solo e sempre nei momenti di dolore, di bisogno, di sofferenza; si può essere solidali anche nel condividere momenti di felicità, di successo, di raggiungimento di obiettivi tanto desiderati che, anche se non sono molti, sono pur sempre aspetti positivi della vita.